Quando meno te lo aspetti le cose cominciano a cambiare. Dopo cinque anni e quattro mesi di sola crescita a marzo 2021 il saldo del conto corrente degli italiani è sceso di circa 4 miliardi da 1.752 a 1.748 miliardi. Una bazzecola, direte voi? Un segnale, sottolineo io. La notizia arriva dal Monthly outlook dell’Abi, l’associazione che annovera al
suo interno le banche italiane. Bisognerà però capire che fine hanno fatto questi 4 miliardi. Da AssoGestioni fanno sapere che la raccolta (quanto trasferito dalla liquidità ai servizi di investimento) di marzo, da parte di tutto il «sistema finanziario», ha superato i 3,4 miliardi. Tale raccolta pare inoltre essere di qualità, in quanto riferita soprattutto al risparmio gestito e con un’importante quota di servizi azionari. Buone notizie, anzi ottime notizie. Sarà vera gloria? Lo sapremo soltanto nelle prossime settimane o forse mesi. Occorrerà verificare se i titolari della quota di risparmio trasferita hanno contezza di ciò che stanno facendo, e che non siano stati trascinati più dall’andamento dei rendimenti azionari che dall’effettiva esigenza di accantonare o gestire il risparmio come investimento di lungo periodo, l’unico in questo contesto di mercato a offrire potenzialità di rendimento. È proprio alla crescita delle masse del risparmio che gli italiani dovrebbero guardare con attenzione. Nello report Abi c’è infatti anche un dato allarmante. Negli ultimi dodici mesi le masse di risparmio degli italiani sono cresciute solo dello 0,60%; il dato include sia il rendimento ottenuto dalle differenti modalità
di investimento sia il nuovo risparmio accantonato. Dato che il 2020 è stato uno degli anni con la maggior propensione al risparmio è facile immaginare che invece che crescere, le masse di risparmio degli italiani, tolto il nuovo risparmio, siano scese. Questo bisognerebbe urlare ai quattro venti, usare le sirene d’allarme
e far capire alle persone e alle famiglie che il rischio più grande che stanno correndo è di non riuscire a avere i capitali necessari quando serviranno.
Fonte: Leopoldo Gasbarro